Breme PV
Abbazia di San Pietro
Nel 929, i monaci di Novalesa, in Valle di Susa, furono costretti a fuggire dalla loro Abbazia a causa di un attacco dei pirati saraceni provenienti dalla Provenza. Durante la fuga, riuscirono a mettere in salvo arredi sacri, oggetti preziosi e parte della loro biblioteca. Trovarono rifugio sotto la protezione del marchese d’Ivrea Adalberto, che donò loro la chiesa di Sant’Andrea a Torino (l’attuale Santuario della Consolata) e le «curtis» di Breme e di Pollicino, insieme a terre e territori sparsi in Piemonte, Liguria e Lombardia. Questa donazione fu successivamente confermata e ratificata da re Ugo il 24 luglio 929 a Pavia. Breme, situata strategicamente alla confluenza tra Po e Sesia, divenne il nuovo luogo di insediamento per i monaci fuggiti, guidati dall’abate Donniverto. Intorno alla metà del X secolo, l’edificio principale era quasi completo, e in quel periodo fu costruita anche la cripta, che esiste ancora oggi ed è visitabile.
Giuridicamente, l’Abbazia di Breme era “libera”, non soggetta al controllo dei vescovi o delle diocesi ma solo al Papa e all’Imperatore. Nel 1306 Breme fu però assediata e presa dalle milizie di Galeazzo Visconti, evento che diede inizio al declino del luogo come centro di vita religiosa. Nel 1542, i monaci benedettini si trasferirono nell’abbazia di Sant’Alberto di Butrio, sostituiti dagli Olivetani. A questi ultimi si deve la costruzione dell’edificio attuale e dell’artistico campanile, avvenuta alla metà del XVI secolo. Nel 1784, l’abbazia fu soppressa da Vittorio Emanuele I di Savoia, e i suoi beni furono confiscati dallo Stato. Durante l’occupazione napoleonica, la chiesa abbaziale fu demolita. Il complesso odierno comprende il corpo principale, l’antico chiostro, un edificio adiacente, e un giardino terrazzato a sud. La cucina, situata nei sotterranei, è ben conservata e presenta un grande camino e fornelli in muratura. La ghiacciaia può essere visitata scendendo le scale dall’atrio dell’attuale Palazzo Comunale.